Consolo: quei Nebrodi che tornano al celeste raggio

“Chi è nato e cresciuto ai piedi dei Nebrodi, ha avuto sempre davanti agli occhi la montagna di San Fratello, le vallate dell’Inganno, del Rosmarino e del Furiano, il colle di San Marco, le rocche dolomitiche di Alcara Li Fusi. Chi è nato sulla costa, a Sant’Agata ad esempio, ha memoria delle due fiere che lì si svolgevano, in aprile e in novembre. In quei giorni, la spiaggia si riempiva di mucche, tori, pecore, capre, maiali, asini, muli, cavalli; di mercanti e di sensali, di pastori, contadini, carbonai, venditori di rami, di ferri, di legni, di ceste, di terrecotte; venivano tutti da San Fratello, Caronia, Cesarò, Tortorici, Longi, Mirto, Frazzanò, Santo Stefano di Camastra…Erano quelle fiere la scoperta di un mondo sconosciuto, agricolo e pastorale: un mondo antico, pieno di storia, di cultura; erano la scoperta dei Nebrodi, vale a dire del proprio passato, della propria identità. La scoperta della matrice d’ogni racconto, d’ogni favola.
Questi Nebrodi così contadini, così pastorali e forestali, che la civiltà industriale ha spopolato, relegato ai margini, tornano oggi, nella loro interezza d’abbandono, al “celeste raggio”, come dice Leopardi, o al verde raggio: alla speranza, oltre l’asfissia, oltre il panico del terremoto industriale. Questi Nebrodi dunque, esiliati dalla storia, consegnati alla natura – la natura più serena e generosa dell’Isola – rappresentano un nuovo segno, un nuovo cammino verso il futuro che ha nel parco regionale e nel turismo sostenibile la sua svolta determinante”.

Vincenzo Consolo